lunedì 2 ottobre 2017

Vogliamo le scuse




L'Inter che gioca male.
L'Inter che non merita di affermarsi.
L'Inter che si deve vergognare perché beneficia del VAR, come se le regole fossero un privilegio a cui rinunciare.
L'Inter che ha il calendario troppo facile, i glutei troppo gonfi, la rosa troppo corta, i giocatori troppo umorali, il centravanti che se fa i gol è reo di dimenticarsi della squadra e se fa qualcosa per la squadra è reo di dimenticarsi di segnare.
L'Inter che ha 19 punti e deve scusarsene.

Vogliamo le scuse, Inter: vogliamo le scuse di Spalletti perchè se non batti il Benevento 6-0 non vali un piffero, ma d'altronde se lo batti 6-0 sei capace di fare goleade solo con le squadre già condannate a retrocedere.
Vogliamo le scuse di Brozovic, perché la doppietta da tre punti non conta nulla se la fai a Benevento, a Benevento segnano anche Pierre Wome e Sixto Peralta: non facciamoci impressionare.
Vogliamo dire con convinzione che l'Inter vince a Roma per caso e per culo, ma anche essere impressionati dalla Roma che vince a San Siro creando la metà di quanto abbiano fatto gli avversari: conta il risultato, no?

Vogliamo essere esteti quando la squadra è risultatista, ma sentirci liberi di dire sticazzi all'estetica del Napoli perchè alla fine conta chi vince.
Vogliamo stare nella nostra comfort zone in cui inveire sul fatto che Nagatomo e Candreva facciano espletare funzioni fisiologiche benché abbiano giocato bene a Benevento: a Benevento giocano bene anche Alvaro Pereira e Diego Forlàn, non scherziamo.
Vogliamo poter convincere argomentando che l'Inter non può andare oltre il sesto posto, ma anche reputare una sconfitta morale non stravincere contro chiunque stia sotto le posizioni europee: in altre parole, vogliamo il passo Scudetto come minimo sindacale con una squadra che abbiamo dichiarato essere da Europa League col fiatone.

Vogliamo poter tirare le pietre alla dirigenza perchè cambiando allenatore ogni sei mesi non avrai mai un progetto, ma anche dire a un allenatore in carica da quattro mesi che il gioco è uguale agli ultimi sei anni.
Vogliamo la mentalità della prima Juve di Conte, che nelle prime sette giornate aveva fatto 13 punti facendo 9 gol e subendone tre: avere sei punti e cinque gol fatti in più sono dettagli trascurabilmente casuali, nella classifica della mentalità.
Vogliamo poter asserire che i gol di Icardi vanno pesati a seconda del valore dell'avversario, ma anche aprire il caso Icardi se timbra con Fiorentina e Roma e resta a secco con Crotone e Benevento.

Vogliamo una squadra che ci faccia esultare, ma anche stare alla finestra in attesa della prima sconfitta per premere il pulsante del "l'avevo detto io" prima di tutti gli altri.
Vogliamo poterci affezionare all'aggettivo "mediocre" e provare quello strano senso di ebbrezza ed appagamento che ci dà abusarne, anche se fuori tempo e fuori luogo, anche se il suono diventa più importante del significato.
Vogliamo fare la rivoluzione estiva sul mercato per poter gonfiare la sacca scrotale, per pretendere poi le garanzie e le sicurezze di una squadra collaudata e che si trova a memoria.
Vogliamo una Società trasparente che ci dica come stanno le cose: il tifoso ha il diritto di sapere. Vogliamo poi puntare il dito su Ausilio se ci dice cose realisticamente deprimenti: il tifoso ha il diritto di sognare.
Vogliamo i centrocampisti posizionali del Napoli, gli attaccanti di manovra della Roma, il mercato del Milan, il fatturato della Juve; vogliamo definire Skriniar una turca e paragonarlo una settimana dopo a Samuel, vogliamo lo spettacolo e il risultato, lo yin e lo yang, la botte piena e la moglie ubriaca, l'orgoglio e il pregiudizio, il delitto e il castigo, l'uno, il nessuno, il centomila; vogliamo consumare le partite come uno smartphone, abusarne per arrivare poi a dire che c'è di meglio in commercio, che il telefono fa schifo se telefona ma non fa le foto a 400 megapixel, che non vale niente se le sue prestazioni misteriosamente fanno calare la batteria.

Vogliamo buttare via una squadra se ha problemi da risolvere e fare sfoggio di ricchezza e benessere prendendone una nuova in blocco, vogliamo vomitare rabbia contro i media faziosi per poi pendere dalle loro labbra ogni qualvolta mettono in circolazione una notizia denigrante.
Vogliamo sensazionalizzare sui ragazzini con la mano sinistra e spendere per i campioni con la mano destra.
Quando stiamo meglio vogliamo stare peggio perchè stare meglio è chiaramente la fase antecedente allo stare peggio; quando stiamo peggio vogliamo stare meglio perchè stare peggio è chiaramente la fase antecedente allo stare meglio. 
Vogliamo avere un rapporto sessuale solo per svegliarci la mattina dopo e constatare che è stata una cosa di una notte e mai più. 

Vogliamo tante cose, ma non vogliamo 19 punti su 21: non sono divertenti, non sono avvolgenti, non sono confortevoli, sanno troppo di realtà e poco di sogni, sono troppo veri e poco verosimili.
Vogliamo le scuse, Inter: questi 19 punti parecchi di noi non li meritavano.

1 commento:

  1. Trad: mai cuntent.
    A parte gli scherzi. Tralasciando un certo modo di essere interisti (quello che detesto di più è l'atteggiamento distruttivo di certa San Siro) non credo che nessuno si lamenti di stare dove sta e come ci sta. Ma è troppo recente la stagione di Mancini del girone d'andata, con i commenti all'insegna del "se vinciamo giocando male figurati giocando bene" o peggio ancora (in fondo in quella siamo finiti quarti, firmerei) la stagione appena passara. Con l'atteggiamento infame di troppi giocatori. Gli stessi, in pratica, di oggi. Un po' di diffidenza è d'uopo.

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